La notte dà le vele alla tempesta; e con essa si trova a dì innanzi lo stretto. Loria scoprendolo, facea rabbiosamente escir le galee, forzar ne' remi; ma indarno lottavano contro que' gran cavalloni e corrente del Faro; e il templario, beffandosi de' vani sforzi, a vele gonfie entrava in porto. Incontanente rinvilì il grano a metà del pregio; sfamò l'afflitto popolo, e 'l rafforzò in sua costanza. Ma non i campi Leontini, sclama Speciale, potean mietere, non tutti i granai d'Agrigento, rinserrar tanto, che bastasse in quell'uopo a Messina(1029)!
Mentre nel blocco di Messina si disputava ostinatamente l'importanza dell'impresa, Blasco Alagona, fulmine di questa guerra, amico amantissimo di Federigo, fedelissimo alla Sicilia, non vinto unque in battaglia, ammalò in Messina, come probabil è, dalla malsania degli alimenti; e in breve trapassò, non pianto in Sicilia, a sommo biasimo de' nostri progenitori invidianti il glorioso nome, non pianto in Sicilia, fuorchè da Federigo. Ruppe in lagrime questi, per amore e interesse, alla perdita di tant'uomo; vestì a duolo; in piena corte lodò il valore, la fede, le chiare geste di Blasco. Del resto, poco tempo lasciavano allora a privato cordoglio le calamità pubbliche(1030).
Perchè Messina, consumato il soccorso di Ruggiero de Flor, tornava alle stretture di prima e peggio; manicandosi, come dilicato cibo, non che de' giumenti, ma cani, gatti, topi; e queste stomachevoli carni pur si aveano a sminuzzo; a comperare un po' di pane non bastavan ricche suppellettili, arredi, gioielli.
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