Questo periodo fu il più glorioso della vita di Federigo; perchè le due virtù ch'egli ebbe sopra ogni altra, umanità e coraggio, bastavano allora a far l'eroe. "Per monti, per pendici (traduco a parola a parola lo Speciale), per burroni e dirupi con tal familiarità condusse i derelitti, con tanta carità ne prese cura, che per via toglieva or questo or quel pargoletto dalle mani delle spossate madri, recavaselo sulle braccia, o in groppa al cavallo; a mensa gli si aggreggiavano intorno i fanciulli, ed ei di propria mano spezzava loro il suo pane." Così infino a grasse e sicure contrade li accompagnò. Drizzandosi a Randazzo con la misera plebe, per la via tra Francavilla e Castiglione, avvenne che un suo fedele, prigion de' nemici in Castiglione, infintosi dover chiedere al re certe spese, e ottenuto di mandargli un uomo, l'avvertì occultamente trovarsi senza presidio la rocca. Nol ridisse Federigo a persona. Giunto a Randazzo, dando a vedere d'andarne a riposo, accomiata ognuno: e a mezza notte fè cavalcar chetamente gli uomini d'arme, e portosseli dietro senza dir dove. Fu la mattina a dì a Castiglione; occupò la terra e il castel disottano; i terrazzani, rifuggitisi in quel di sopra, astrinsero il presidio ad arrendersi. Così ritolse il feudo a Ruggier Loria. E alleggerita Messina, ripigliate forze per ogni luogo, mostrava a' nemici assai più duro che non credeano, il soggiogamento dell'isola(1032).
Per la qual cosa Roberto, veggendo che il blocco era nulla a' Messinesi, e che anzi la carestia era trapassata nel proprio suo campo, e aspettando di fuori la novella oste di Carlo di Valois, levatosi dalla Catona, lasciò Messina gloriosa e vincente nella seconda prova: e per salvar le apparenze e aver agio da ristorarsi, trattò di tregua.
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