Spirata la tregua, Federigo nel cuor del verno, espugnò Aidone; Manfredi Chiaramonte gli racquistò Ragusa e con maggiore costanza per ogni luogo si ripigliavan le armi(1050).
L'oste de' collegati, per disegno di Ruggier Loria, si drizzò contro val di Mazzara, prova mal tornata al principe di Taranto; ma parve da ritentar il paese, abbondante, fin allora queto, piano, agevole a' cavalli. Approdano dunque in sull'uscir di maggio a Termini, città a ventiquattro miglia dalla capitale; e se ne insignoriscono alla prima perchè il popolo non fece difesa, ascoltando un Simone Alderisio, traditore o codardo. S'accampò ne' dintorni, questo, dicono i nostri scrittori, innumerevole esercito(1051), sì mal ordinato, che in certe feste, rissatisi tra loro Francesi ed Italeani, ne rimaser morti duemila(1052); e fu mestieri aspettar di Puglia un sussidio di ventidue navi di grano, perchè si potesse muovere il pie' dagli alloggiamenti. Ma spargendosi per lo paese, altro acquisto non riportaron che di greggi e rustiche prede; perchè Federigo avea munito ottimamente ogni luogo; era venuto ei medesimo a porsi a Polizzi, non molto discosto da Termini, con provvedigione da durar tutto assedio. Perciò, andati i nimici a Caccamo, ne tornaron col peggio; per la fortezza del luogo e la virtù di Giovanni Chiaramonte. Voltisi a Polizzi, e mandato a sfidar il re, presentando battaglia nella pianura, n'ebbero accorta risposta: che aspettassero, e sì a tempo il vedrebbero. Non osando assediarlo in Polizzi, e volendo insignorirsi della città più importante nel gruppo dei monti occidentali dell'isola, mutarono il campo a Corleone.
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