Ma prevennerli i nostri sì accortamente, che una man di cavalli, sotto Ugone degli Empuri e Berengario degli Intensi, era entrata già in Corleone quando mostrossi l'oste angioina; eran pronte le armi, i cittadini sulle bastite: e ricordavansi essere stati in tutta l'isola i primi a seguire il movimento del vespro di Palermo. Con questo animo, schiudono una porta al nemico movente all'assalto; entrato, lo tagliano a pezzi; nella quale zuffa il fratello del duca Bramante, mentre confortava i suoi alla carica, sul limitare della porta, fu morto d'un sasso scagliatogli da una donna. Dopo diciotto giorni d'assedio, con onta e perdita Valois si ritrasse(1053).
E non guardate pur da lungi Palermo, Trapani, Mazzara, trapassò alla costiera meridionale dell'isola; e pose il campo a Sciacca, non per la importanza, ma per la facilità, dell'acquisto; potendosi insieme osteggiar con la flotta. Ma a Sciacca l'annunzio dell'assedio non avea punto sbigottito i cittadini, capitanati dal lor pro Federigo d'Incisa(1054), che si rallegraron anzi di tal destro a spiegare, innanzi la Sicilia tutta, la loro virtù; stamparon bastioni e fossi; rabberciaron mangani e altri ingegni; in tutti i modi apprestaronsi al combattere. Con pari ardore veniano i nemici; ingaggiandosi i capitani tra loro, a non levarsi di Sciacca che non l'avessero espugnato: perchè parea agevole; e vergognavano che in cinquanta dì dallo sbarco, non avesser ferito un sol colpo con avvantaggio. L'armata angioina fece vela da Termini; occupò, non si vede a qual fine, la picciola terra di Castellamare; e senz'altra fazione surse alla spiaggia di Sciacca.
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