Pagina (459/912)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      La esaltazione di Federigo, rinnovamento o conferma della rivoluzione, è al veder mio più gloriosa del primo principio stesso. Perchè non la portò disperazione, o caso, ma l'accorgimento e 'l coraggio politico de' nostri padri; operata senza disordini, senza fatti di sangue, con dignità d'universale concordia, con maestà di nazione che medita, e si propone, e fa, contro potenze cento volte maggiori di lei. Al considerar, quanti uomini di stato e d'armi, quanti prodi oratori, quanti incorrotti cittadini risplendettero nel regno di Giacomo e ne' primi tempi di quel di Federigo, si troverà manifesto l'effetto del mutamento dell'ottantadue; la nazione rigenerata si troverà adulta in tutte le sue forze. Donde, se Federigo non fu un uomo straordinario, la Sicilia ridondava di tanta virtù, che bastò a resistere, e a fiaccar l'ultimo sforzo de' collegati.
      Prendendo poi a guardar tutta insieme la lunga guerra del vespro, io non so qual nazione possa vantare maggior fortuna. Carlo d'Angiò con un picciolo esercito debellava quel valente Manfredi, signore di due regni; e poco appresso le forze de' Ghibellini adunate sotto Corradino: ma per macchina di guerra poderosissima e maravigliosa, non bastò a domar la sola Sicilia, nè egli nè i suoi successori, con ostinati sforzi. La Sicilia in venti anni guadagnava quattro battaglie navali; tre giuste giornate in campo; con moltissimi combattimenti di mare e di terra; fortezze espugnate; occupate entrambe le Calabrie e Val di Crati; dileguati di Sicilia tre eserciti nemici; sciolti due assedi di Messina, due di Siracusa, e altri molti di minore importanza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





Federigo Giacomo Federigo Federigo Sicilia Angiò Manfredi Ghibellini Corradino Sicilia Sicilia Calabrie Val Crati Sicilia Messina Siracusa Carlo