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      Limitati per legge fondamentale i casi e la somma delle collette; richiesta a levarle l'autorità del parlamento, sì che poi, con molta significanza, appellaronsi donativi. Si fe' più largo il reggimento municipale, la cui importanza stava nell'adunata, o come diceasi, parlamento, in cui tutti conveniano, o almeno in larghissimo numero, i cittadini; e ne fu escluso per espressa legge l'ordine de' nobili. Questi parlamenti popolareschi, e in qualche luogo, secondo le particolari consuetudini, i consiglieri eletti a rappresentarli, maneggiavano tutti i negozi del comune, cioè la tassazione pe' bisogni municipali, lo scompartimento delle collette generali, l'armamento delle milizie a richiesta del re, la elezione de' sindichi al parlamento, e de' magistrati del comune. La istituzione de' giurati fu tribunato, o, come or diremmo, ministero pubblico, che esercitavasi in ciascun comune, a compiere il sistema di censura, alla cui sommità stava il parlamento. Il maneggio dell'alta giurisdizion civile e penale restò presso i magistrati regi: ma furono accresciuti, e avvicinati alle popolazioni; si provvide il meglio che si potea a contenerli da superbia e rapacità. Così uscissi dalla rivoluzione siciliana del secol decimoterzo, con un ordinamento politico, che le più incivilite nazioni del secol decimonono appena attingono. Notevole egli è, che un tal congegno di monarchia, l'ebbe tra tutte le province italiane la Sicilia sola; perchè nelle altre, di Venezia in fuori, non eran che repubbliche mal ferme o signori assoluti; e nel reame di Napoli non tardò il potere regio a trapassare i limiti delle costituzioni d'Onorio, e dileguarne fin la memoria, stimolato, più che ritenuto, dalle frequenti ribellioni.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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