Nondimeno questa piaga penò oltre un secolo a consumar la potenza creata dalla rivoluzione del vespro. La istoria di quel periodo tuttavia ci presenta, come innanzi dicemmo, una immagine della prima virtù; e veggiamo nel milletrecentotredici, alla passata dell'imperatore Arrigo, il re di Sicilia levarsi per esso contro quel di Napoli; armare poderosissima forza; occupar nuovamente le Calabrie: e poichè escì vano nell'Italia di sopra quello sforzo ghibellino, e la potenza guelfa si aggravò tutta sopra la Sicilia, veggiamo i nostri difendersi virilmente; il sicilian parlamento stracciare i patti di Caltabellotta; chiamare alla successione Pietro figliuol di Federigo; e Palermo, assediata da innumerevol oste di Napolitani e Genovesi, rinnovellar le glorie di Messina dell'ottantadue, del trecentouno: e in tutta la guerra, i nemici che veniano in Sicilia a rubacchiar villaggi, arder messi, guastare i campi, assediar città, veniano in Sicilia a perire; donde sempre le reliquie degli eserciti, a fronte bassa, tornaronsi di là dal mare; sempre la Sicilia restò vincente, ancorchè i suoi stessi baroni, nel cieco furor delle parti, chiamassero contro la patria i nemici. Onta e rabbia egli è da questo tempo in poi a legger le istorie nostre, come d'ogni altra monarchia feudale; a veder le nimistà municipali modellarsi su quelle de' baroni; rinvelenir tanto più, quanto presentavano le sembianze d'amor di patria. Tra questa infernale discordia, per maggior danno, mancò la schiatta dei re aragonesi di Sicilia; sottentrò quella di Spagna, e si spense; e cadde la indipendenza politica della Sicilia, perchè l'abitudine richiedeva il governo monarchico, e le pessime divisioni rendeano impossibil cosa a' Siciliani di accordarsi nella elezione di un re.
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