Pertanto di questa rivoluzione alcuni, senza toccar le cagioni, dicon l'uccisione dei Francesi in Sicilia, con qualche circostanza isolata ovvero oziosa, e nulla più. Altri intessono sottilmente una cospirazione; e ne fanno effetto immediato e palpabile il tumulto del vespro. Altri infine, accennando qual più qual meno gli apparecchiamenti e i desideri di Pietro d'Aragona, raccontano il tumulto di Palermo, senz'altrimenti connetterlo con quelli; com'effetto dell'odio alla tirannia angioina, scoppiato a un tratto, per ingiuria, in una festa popolare. Secondo queste tre classi divideremo le testimonianze istoriche poste qui a disamina.
Nella prima si noverano Ricobaldo Ferrarese (Muratori, R. I. S., tom. IX ); i frammenti d'Istorie Pisane (ibidem); le due biografie di papa Martino IV (ibidem, tom. III, parte 1a, pag. 608 e 609, parte 2 a, pag. 430); il nostro fra Corrado, che, inorridito delle fiere vicende passate sotto gli occhi suoi, rifuggiva dal particolareggiarle (ibidem, tom. I, pag. 729); il frate Catalano autor delle Geste de' conti di Barcellona (Marca Hispanica, per Baluzio, capit. 28), che dice della chiamata di Pietro, dell'assedio di Messina, e dell'obbedienza negata a Carlo in Sicilia, ma non della sanguinosa rivoluzione che die' principio a questi fatti; il Cantinelli (Chronicon, in Mittarelli, Rer. Faventinarum script., Venezia, 1771, pag. 276); un anonimo fiorentino (pubblicato dal Baluzio, Miscellanea, tom. IV, pag. 104, ed. Lucca), breve ma esatto, il quale narra, senza dir di congiura "che nel 1289 in calende d'aprile si ribellò Palermo, e poi a sommossa de' Palermitani tutta la Sicilia;" e altri scrittori che inutile sarebbe a noverare, perchè nessuna luce sen trae.
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