Indi, toccando l'impresa preparata da Carlo contro l'imperadore di Costantinopoli, che si ritrae da tutti gli altri istorici, ne parla il Nangis come di novella crociata al racquisto di Gerusalemme. Soggiugne che, tornati appena gli ambasciatori siciliani dalla corte di Pietro, i Palermitani e' Messinesi ribellaronsi; Pietro uditolo s'armò ad aiutarli; ma infinse andar sopra i barbari in Affrica, e per messaggi confortava i Siciliani. Di Giovanni di Procida ei non parla; ma senza dubbio ne' riferiti luoghi si contien l'accusa della congiura di Pietro coi notabili di Sicilia (Duchesne, Hist. franc. script., tom. V, pag. 537, 538, 539). Prendendo dunque ad esaminare l'autorità del Nangis, diremo che, lette alla distesa le biografie dei re di Francia di quei tempi, ch'ei compilò, ognuno il vede lodator larghissimo de' suoi signori, come frate e scrittor di corte; e comprendasi di leggieri come dovesse narrare sol ciò che passava per vero nella corte di Francia. Così nei fatti della guerra portata sopra Aragona l'anno 1285 e in altri, il biografo dissimula, ingrandisce, rimpicciolisce, guasta, com'ei crede maggior gloria de' reali di Francia. A ciò s'aggiunga che dopo quella crudele strage de' Francesi in Sicilia, l'esacerbata opinione pubblica in Francia non dovea accreditare altro, che il maggior biasimo dei Siciliani e di re Pietro d'Aragona; dovea aggravar l'eccidio con la premeditazione e col tradimento; denigrare la esaltazione del nuovo re con una macchia di congiura; così anche onestar la caduta dominazione di Carlo: perchè congiurar si può contro tutti i governi, ma di una rivoluzione disperata dei popoli, il governo solo ha la colpa.
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