Io penso che un contemporaneo il quale scrisse con esattezza, se non la cagione, almeno il fatto, non abbia potuto poi guastare il fatto con sì grossolane favole: e però non saprei trarne argomento aindebolire vieppiù l'autorità del Nangis; ma suppongo piuttosto che la traduzione, o fu fatta, o almeno in questo luogo interpolata da altra mano, in tempo posteriore.
La Cronaca infine del monastero di San Bertino, più vagamente del Nangis dice della macchinazione (in Martene e Durand, Thes, Nov. Anecd., tom. III, pag. 762 e seg.). Scrive che Pier d'Aragona, pretendendo la Sicilia pel dritto della moglie, si adoprava, nunc commotiones, nunc seditiones excitans, nunc amicos sibi secrete concilians; semper, in quantum poterat, laborans ad finem intentum; tantochè commosse i barbari di Tunis contro i cristiani; cosa non vera, nè utile ad alcuno intento di Pietro; come non vere sono quelle sommosse e sedizioni prima del vespro, che anzi durò pienissima infino a quel dì la calma del servaggio. Per suam etiam astutiam, segue il cronista, commotionem excitavit in regno Siciliae. Mandatus tandem ab eis, in Siciliam venit, dominium sibi usurpavit, et se in regem Siciliae coronari fecit; e del resto narra avvenuto in Palermo il primo tumulto, e il progresso della rivoluzione nell'isola. Io non avrei qui noverato questa cronaca, se tutta fosse scritta da Giovanni Iperio, vissuto un secolo dopo il vespro. Ma perchè gli eruditi editori nelle prefazioni, op. cit., pag 441 a 444, han creduto la prima parte opera d'uno scrittore del secol XIII, non l'ho voluto passar qui sotto silenzio.
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