Colorì più scure, e pur sempre vaghe, le accuse nel processo indi messo fuori per depor Pietro dal regno di Aragona, ch'è dato d'Orvieto a 19 marzo 1283 (Raynald, Ann. ecc., 1283, §§. 15 a 23; Duchesne, Hist. franc. script, tom. V, pag. 875 ad 882 ). Ivi si legge che la tempesta, quod execranda Panormitanae rebellionis audacia inchoavit, et reliquorum Siculorum malitia, Panormitanam imitata, prosequitur, non cessava; sed per insidias Petri regis Aragonum.... invalescere potius videbatur.... poichè Pietro, dictorum rebellium se ducem constituit et aurigam. Perchè vantando il dritto della moglie, si adoperava con frodi e insidie, machinatis ab olim, prout communis quasi tenebat opinio, et subexecutorum consideratio satis indicabat et indicat evidenter. Indi, quaesito colore di osteggiare in Affrica, venne in Sicilia, concitando sempre più i popoli contro la Chiesa; e con le città e ville si strinse in confederazioni, patti e convenzioni, o piuttosto cospirazioni e scellerate fazioni; sicchè già usurpava il nome di re, e confermava nella ribellione, non solo i Palermitani, ma sì gli altri Siciliani, e in particolare i Messinesi, che già stavano in forse di tornare alla ubbidienza. Sciorinati poi i supposti dritti della romana corte sul reame d'Aragona, onde Pietro avea anche violato la fedeltà feudale, torna a quella burla, che il papa non sapea ingozzare, dell'impresa d'Affrica, che il fatto mostra, ei dicea, macchinata apposta, ut, opportunitate captata, commodius iniquitatem quam conceperat parturiret.
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