5 ).
Nel diploma di Carlo I, dato il 5 ottobre 1284 (Docum. XXIII), ove sottilmente si discorrono le vicende della siciliana rivoluzione in quel modo che Carlo amava a presentarla, e si carica di rimbrotti re Pietro, non si fa parola di congiura nč punto nč poco; ma che Pietro stato per lo innanzi amico, entrando di furto in Sicilia, gli si era presentato novello improvviso nemico. Slmilmente ne' diplomi delle concessioni feudali a Virgilio Scordia di Catania (Doc. XXXVI), d'altro non si parla che di: suborta generaliter in insula nostra Sicilie guerra.... e di sequens invasio quondam Petti olim regis Aragonum. E nel medesimo tempo in un altro diploma del 20 luglio tredicesima Ind. (1301), che promettea guarentige alla terra di Geraci, disposta a tornare sotto il nome angioino (r. arch. di Nap., reg. 1299-1300, fog. 71, 82), leggesi: scrutinio itaque debite meditationis diligentius advertentes, quod officialium clare memorie domini patris nostri effrenata concitante licentia, insula nostra Sicilie et subsequenter postmodum nonnulle universitates civitatum, castrorum, casalium et villarum oac speciales persone Calabrie, vallis Gratis, terre Jordane et Basilicate, principatus et aliorum locorum regni Sicilie citra farum, in rebellionis culpam cadentes, a fidelitate sancte romane matris Ecclesie atque nostra se turpiter abdicerunt, etc. Finalmente la rivoluzione del vespro non si accenna con altre parole che Siculorum gravis et periculosa commocio nel diploma di Carlo II (Docum XXXIX).
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