Cominciò in Palermo il 31 marzo, si consumò in Messina il 28 aprile questa siciliana rivoluzione; e Pier d'Aragona tuttavia faceva spalmar navi e scriver soldati in Catalogna, infino al 3 giugno. Partito allora, si drizza alle isole Baleari; vi soggiorna due settimane; indi fa vela, e il 28 giugno approda in Affrica; trattenendovisi a guerreggiare co' barbari fin oltre mezz'agosto: mentre re Carlo, che avea in punto l'esercito per la impresa di Grecia, strignea già fieramente Messina; e si dovea aspettar sopra la Sicilia più spedito e più pronto ch'ei non fu. Se dunque a re Pietro eran mestieri due mesi più di tempo ad allestire l'armata, non è credibile per niun modo, che i congiurati scelto avesser la pasqua per cominciare il gran fatto, come Malespini e Villani portano espressamente.
E sia pure che una impazienza, o un pericolo de' cospiratori li avesse affrettato; e suppongasi che Pietro, per tenere un poco più la maschera, avesse voluto rischiar tutta l'impresa con differir tuttavolta la sua venuta; non si negherà che in Sicilia gli autori della rivoluzione doveano prender essi lo stato. Ma noi non solamente non veggiam punto nè poco Giovanni di Procida nel fatto del vespro, nè tra i capitani di popolo del primo periodo incontriamo alcuno de' nomi riferiti da Malespini, da Villani e dall'anonimo scrittor della cospirazione; ma nè anco alcuno de' grandi feudatari siciliani; nè delle famiglie più cospicue in que' tempi. In un luogo popolani senz'alcun titolo di nobiltà; in un altro son fatti capitani di popolo uomini senza vassallaggio, fors'anco senza grande avere, e soltanto militi, ossia cavalieri, ch'era onoranza della persona, non già stato politico; i quali furon trascelti, come usi alle armi, o per altra loro riputazione personale.
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