20, cap. 5), segua questa favola, e presti più fede al racconto inverosimile del Costanzo, che al Malespini, al Villani, ec., da lui d'altronde citati. Nello stesso errore cadde il Capecelatro (Storia di Napoli, parte 4, lib. 1), anche dopo citata la storia in dialetto siciliano, che contien quello della congiura, non la fola dell'eccidio contemporaneo.
A questa non si appiglia alcun altro scrittore di nome.
Il Summonte (Storia di Napoli, lib. 3) segue al tutto Villani: così anche Surita (Annali d'Aragona, lib. 4, cap. 17 ), ch'era diligente e non altro.
De' nostri, Maurolico (Lib. 4, an. 1282), e Fazzello (Deca 2, lib. 8, cap. 4), raccontan ambo i modi di spiegar la rivoluzione, cioè la congiura e l'odio concepito per la mala signoria, e sfogato per l'occasione dell'oltraggio di Droetto. Mugnos (Ragguagli del vespro siciliano) affastella senza discernimento congiura, oppressioni, ingiuria di Droetto, che fa soffrire alla figliuola di Ruggiero Mastrangelo, secondo lui, un de' congiurati più grossi; e reca, con nomi e giorni e con tutti i particolari, le occasioni per le quali si sollevò ciascun'altra città dell'isola; che son favole mal tessute. Al solito non cita contemporanei; nè noi ci dobbiamo affaticare alla confutazione di questo vanitoso oriundo spagnuolo del secento. Burigny, francese, ma storico di Sicilia, tenuto per l'ordinario in minor conto che non merita, narra la congiura e '1 caso di Droetto; e comechè presti fede agli autori più recenti e allo stesso Mugnos, ne trae una giusta conchiusione: che l'eccidio fosse stato accidentale (Storia di Sicilia, Parte 2, lib.
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