(Magasin Encyclopèdique, tom. II. Paris, an. iii, 1795, pag. 500 a 512). La stessa opinione tiene M. Koch (Tableau des Rèvolutions de l'Europe
tom. I. Paris, 1823, pag. 175); il quale aggiugne non creder più verosimile della uccisione contemporanea in tutta l'isola, "quella trama con Pietro d'Aragona, perchè i Palermitani alzarono lo stendardo della Chiesa, deliberati a darsi al papa, ec." Nè diversamente pensò Shoell (Cours d'Histoire des États européens, Paris-Berlin, tom. VI, pag. 49). E per nominare in ultimo due de' più vasti ingegni del secolo XVIIi, finirò il novero con Voltaire e Gibbon. Il primo, nella rapida corsa sulle vicende delle società umane, si fermò un istante sul vespro siciliano; seppe scernere la congiura dal fatto; affermò aver Giovanni di Procida preparato gli spiriti, ma il caso della donna cagionato l'uccisione (Essai sur l'esprit et les mœurs des nations, ch. 61). Con esamina forse più accurata, l'autor della Decadenza e ruina dello impero romano, lasciò in dubbio la cagione de' fatti, raccontati d'altronde con la maggiore esattezza storica (Decline and fall of the Roman Empire, ch. 62). "Si può chiamare in dubbio, ei disse, se il subito scoppio di Palermo fosse stato effetto del caso o d'un disegno:" e ciò che il fa rimanere in questo dubbio, è un errore: la supposta dimora di Pietro sulla costa d'Affrica al tempo del nostro vespro. Però deride il patriotta Speciale d'aver dissimulato ogni pratica antecedente, col dir seguita la sollevazione, nullo comunicato consilio, mentre Pietro "per caso" si trovava con un'armata sulla costa d'Affrica.
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