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      Ne debbo adesso la interpretazione a M. Fauriel dell'Accademia delle Iscrizioni e Lettere di Francia, chiaro d'ingegno e di sapere, e verso me cortesissimo.
      Io credo che meritino un posto tra i documenti della istoria, queste due epistole in rima, non molto colorite d'immagini nè di ornamenti poetici, le quali confermano e rischiarano quanto noi sappiamo delle condizioni in cui si trovò Federigo nel salire al trono di Sicilia. Egli stesso le spiega nel primo serventese; e nel secondo ne riferisce altri particolari Ugone de Empuriis, fatto poi conte di Squillaci; che fu tra i primi cavalieri spagnuoli che si gittarono dalla parte di Federigo e forse il consigliarono a quella impresa; e lo servi fedelmente in corte e in guerra; e lo salvò nella battaglia del Capo d'Orlando, allorchè sconfitti i nostri, tramortito il re, si pensava di consegnar la sua spada ai nemici. Il carattere di Federigo qual si ritrae dalle più accurate indagini storiche, ben risponde a' concetti de' suoi versi. Egli ha per uno scherzo la guerra; non porta rancore a' suoi nemici aperti; sa di essersi messo in un'ardua impresa, ma piena di gloria; fida nello zelo dei Siciliani; si lagna con disinvoltura del fratello, senza però nominarlo; e conchiude con esprimer felicemente la costanza del suo proposito. Il suo cortigiano, anzi amico, crede bene al coraggio di Federigo, ma non par sicuro della sua abilità; spera che Giacomo non voglia perder del tutto suo fratello; e confida al par che Federigo negli aiuti degli avventurieri spagnuoli, che per altro non aspetta sì pronti.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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