Questa bolla sarà in breve pubblicata dall'erudito sig. Alessandro Teulet, che l'ha cavato dagli Archivi del reame di Francia, e me l'ha gentilmente comunicato.] romana corte, la quale il volea possente sì, ma non da soverchiare
(13) Lünig, loc. cit. n. 43.
Ecco il sommario di questa bolla, data di Perugia il quarto dì anzi le calende di marzo dell'anno primo di Clemente IV.
Discorso a lungo della concessione precedente a Edmondo d'Inghilterra, la quale si replica esser nulla, per le non adempiute condizioni, e per la mancanza di un atto in buona forma; il regno di Sicilia, con tutta la terra tra lo stretto e i confini dello stato della Chiesa, è dato a Carlo d'Angiò, che prima della festa prossima di san Pietro, vada a Roma per l'investitura, mentre il cardinale delegato a questo negozio in Francia gli darebbe un sussidio sulla decima delle chiese, e predicherebbe la croce contro Manfredi.
Le condizioni della concessione sono:
1. Resti Benevento alla Chiesa.
2. Carlo, e i suoi, e gli eredi non possano avere proprietà, nè autorità in alcuna terra appartenente alla Chiesa di Roma.
3. Diansi alcuni privilegi a Benevento.
4. Ordine della successione, con la ricadenza alla Chiesa, in difetto di eredi legittimi e del sangue.
5. Censo di ottomila once di oro alla Chiesa, in ogni anno; e scomuniche e caducità dal regno se non si paghi.
6. Dopo l'acquisto del reame, in tutto o in parte, Carlo paghi alla Chiesa 50,000 marchi per le spese sostenute da lei.
7. Presenti al papa un palafreno bianco ogni tre anni.
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