Saba Malaspina,lib.4.
Frate Francesco Pipino, lib. 3, cap. 9.
Ricobaldo Ferrarese, Hist. imp. an. 1268, etc.
Un verso di Dante, se bene o mal interpretato non importa, diè luogo ai primi comentatori poco discosti dal secol XIII a narrare un aneddoto intorno la morte di Corradino. Nella loro età dicessi, che Carlo I d'Angiò, per superstizione mezzo pagana venuta di Grecia, avesse fatto cuocere una zuppa, e mangiatola su i cadaveri di Corradino e degli altri guastati con esso; il quale rito s'avea per fermo che purgasse il peccato dell'omicidio, o troncasse il corso alla vendetta. Il verso è questo:
.... Ma chi n'ha colpa creda,
Che vendetta di Dio non teme suppe.
Purg., c. 33.
Io non rido di tal comento come fa il Biagioli, perchè tutte le memorie degli uomini portano superstizioni, empie e ridicole almen quanto il mangiare una zuppa sul cadavere dell'ucciso. Nè Carlo I d'Angiò fu spirito forte, come diremmo in oggi. Ma non trovando questo fatto in alcuno degli scrittori contemporanei di parte contraria a lui, conchiudo che, o la favola nacque dopo la loro età, o ch'essi come favola manifesta la tacquero. Perciò ho lasciato indietro questo, che pur sarebbe un forte tratto di pennello sul carattere di Carlo, su i tempi, e sulla natura della condannagione di Corradino. Su le opere di Guidone da Suzara, veg. Tiraboschi, Storia letteraria d'Italia, tom. IV. Suzara è città nel distretto di Mantova.
(21) Veggansi le molte concessioni di feudi e altri beni fatte da re Carlo in questo tempo, che leggonsi nel r. archivio di Napoli, reg. di Carlo I, segnato 1269, D, fog.
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