Questi diplomi cavati dal. r. archivio di Napoli conservatisi ne' Mss. della Bibliot. com. di Palermo, Q. q. F. 70, e sono stati pubblicati dal Buscemi, nella Vita di Procida, docum. 2 e 3.
Quantunque sembri favola che l'ingiuria alla moglie fosse cagione della fuga del Procida, non è improbabile che durante il suo esilio la moglie, per nome Landolfina di Fasanella, avesse dato ascolto allo amore di alcun barone della corte di Carlo; e che da ciò fosse nato quello episodio nel romanzo storico (tale io il credo) di Giovanni di Procida. Traggo questo concetto da tre diplomi: 1°. quello or ora citato del 3 febbraio 1270 pel sussidio a Landolfina; 2°. un altro della stessa data che le accordò salvocondotto e sicurezza a dimorare in Salerno, che leggesi in fine della presente opera, docum. I; 3°. un altro che fe' pagar dall'erario regio once cento prestate a Landolfina da un Caracciolo, che è citato ne' Discorsi di don Ferrante della Marra, Napoli, 1641, pag. 154, ed è tratto come i precedenti dal. r. archivio di Napoli, reg. segnato 1269, C, dove quelli si leggono a fog. 118 e 214, e questo a fog. 211.
(144) Surita, Ann. d'Aragona, lib. 4, cap. 13.
(145) Saba Malaspina, cont., pag 340 a 342.
(146) Montaner, cap. 37, 44.
(147) Montaner, cap. 40.
Bernardo d'Esclot, cap. 76.
(148) D'Esclot, loc. cit.
Montaner, cap. 38, 39.
Geste de' conti di Barcellona, cap. 28, loc. cit.
(149) Montaner, cap. 38, 42. L'asserzione contraria si legge in un manifesto di re Carlo I recato da Muratori, Ant. Ital.
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