Il consiglio di affamar Carlo mandando la flotta aragonese, è dato a Giovanni di Procida dal Malespini, dal Villani, e dalla Cronaca della cospirazione.
(328) D'Esclot, cap. 92.
Bart. de Neocastro, cap. 45.
(329) Bart. de Neocastro, ibid.
Saba Malaspina, cont., pag. 380.
(330) D'Esclot, loc. cit., descrive l'albergo dato in una chiesa, senza letti, nè coltri, se non che trovaron fieno a ufo; e la imbandigione di sei pani bruni, due fiaschi di vino, due maiali arrosto, e un caldaio di minestra.
(331) Questa prima ambasceria è rapportata dagli scrittori contemporanei in vario modo, ma tutti tornano a questo: che stando Carlo d'Angiò all'assedio di Messina, Pier d'Aragona, già salutato in Palermo re di Sicilia, mandava a ingiungerli che subito si partisse dall'isola; e Carlo fremente per dispetto, ritorcea su lui questa intimazione con molte minacce.
Niccolò Speciale, lib. 1, cap. 17, Bartolomeo de Neocastro, cap. 45 e 49, Montaner, cap. 61, Bernardo d'Esclot, cap. 92 e 93, dicon di sola ambasciata, senza riferire le lettere. Secondo essi la somma delle ragioni di Pietro era: il dritto della moglie e de' figli, e la elezione de' Siciliani; onde a lui appartenendo il reame, facea avvertito Carlo a sgombrarlo, e levarsi dalle offese di Messina. Poco scrivon della risposta di Carlo; forse non amando a ripetere ingiurie contro il re di Aragona.
Saba Malaspina, cont., pag. 379 a 381, porta una epistola, ch'ei dice breve e non è. Al magnifico uomo Carlo re di Gerusalemme e conte di Provenza, Pietro d'Aragona e di Sicilia re.
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