Il d'Esclot, più accurato sempre, non dice che la fazion di Seminara. Ei passa sotto silenzio la cagione del sollecito ritorno di Pietro in Sicilia.
È da notare che, raccontando come gli almugaveri nell'infestar le Calabrie spingeansi fino agli alloggiamenti nemici, d'Esclot, a cap. 103, porta il seguente fatto. Preso da' nimici un almugavero, e portato al principe di Salerno, questi vedendol piccino, male in arnese, e orrido d'aspetto, sclamò che gente sì cattiva e selvatica non potea aver cuore. E l'almugavero replicava: ch'egli era l'ultimo di sua gente, ma pur si proverebbe col miglior cavaliere francese, a patto che vinto rimanesse a discrezione, vincitore avesse la libertà. Nella bizzarria dei tempi il principe assentiva. Talchè rese all'almugavero le sue armi, e fatto venire un valente cavalier francese, fuor le trincee si die' luogo al duello. Il cavaliero preso del campo si serra sull'almugavero; il quale schivando d'un salto la lancia, trasse al cavallo un fermo colpo di giavellotto alla spalla; e, abbattutolo, vien addosso al cavaliero, tagliali i lacci dell'elmo, e con la coltella già l'uccidea. Allora il principe donatagli una veste, libero il rimandò a Messina. E Pietro gareggiando in cortesia, rendea al Francese dieci prigioni anco vestiti, dicendo che così sempre darebbe dieci per un de' suoi.
(391) Saba Malaspina, cont., pag. 397.
Bart. de Neocastro, cap. 55 e 61.
(392) Bart. de Neocastro, cap. 62.
Anon. chron. sic., cap. 42.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 25.
D'Esclot, cap.
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