Tra' Mss. della Biblioteca comunale di Palermo, Q. q. G. 2.
(1069) Ferreto Vicentino, lib. 1, in Muratori, R. I, S., tom. IX, pag. 962 e 978.
(1070) Nic. Speciale, lib. 6, cap. 18.
Raynald, Ann. eccl., 1302, §§. 5, 6 ed 8, e 1303, §§. 24, 25, 26.
(1071) Raynald, Ann. eccl., 1303, §. 54,
(1072) Ciò avvenne nel 1314. Nell'Anon. chron. sic., cap. 79, leggesi il diploma di Federigo a questo effetto, dato il 9 agosto.
(1073) Non è superfluo al proposito di Federigo, ricordar che Dante nei primi canti del Purgatorio lodavalo come onor della Sicilia; che disegnava intitolargli la cantica del Paradiso, la quale poi andò sotto il nome di Can Grande della Scala; e che, mutando questi onori in acerbo disprezzo, in molti luoghi del Purgatorio stesso, del Paradiso, e anco nel Trattato della volgare favella, il disse avaro, vile, iniquo. I biografi del gran poeta, non chiariscono abbastanza s'ei fosse venuto in Sicilia, nè quali rapporti privati lo avessero mutato sì fattamente riguardo a Federigo. Delle pubbliche cagioni, le quali son più degne dell'Alighieri, ognun sa le grandi speranze de' Ghibellini alla passata dell'Imperatore Arrigo di Luxembourg; la lega di questo potentato con Federigo; la intempestiva morte d'Arrigo, per la quale tornossi in Sicilia il nostro re, ch'era corso con l'armata siciliana, ad unirsi all'imperatore contro gli Angioini di Napoli. Questo ritorno, se fu necessario per Federigo, tolse ogni riparo al precipizio de' Ghibellini; e perciò lor parve perfidia, viltà, scelleratezza, come dicono le fazioni oppresse, agli stranieri che fan sembiante di aiutarle e poi si stanno.
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