Quella falsa etimologia dal fico e dall'ulivo, ignota ai Greci e ai Latini, trovasi appunto negli scritti d'Ali-ibn-Katā' e d'Ibn-Rescīk, i quali vissero in Sicilia nell'undecimo secolo. Si incontrano poi sovente negli autori musulmani somiglianti anacronismi sugli imperatori romani, e si vede sempre citato a dritto o a torto il nome d'Eraclio, che sedea sul trono vivendo Maometto. Indi mi č paruto probabile che la tradizione detta di sopra, tutta quanta ella č, fosse derivata da unica sorgente arabica. Se altre notizie vi erano su la dominazione musulmana, i cronisti siciliani, secondo la ignoranza e pregiudizii della etą loro, le doveano trascurare, o volontariamente sopprimere.
Dopo tre secoli in circa, ristorandosi gli studii storici in Italia e non rimanendo la Sicilia addietro dalle altre province, Tommaso Fazzello da Sciacca (nato il 1498, morto il 1570) rigettņ le favole di Maniace; ritrovņ un filo della tradizione bizantina nel MS. di Scilitze allor noto sotto il titolo di Curopalata; e, innestatovi quel po' di tradizione musulmana che gli potea fornir Leone Affricano e qualche altra notizia incerta, scrisse, nella sua nobilissima storia generale di Sicilia, due capitoli cosģ cosģ su la dominazione musulmana(2). Lasciovvi una lacuna, a riempir la quale si affaticava Antonino d'Amico da Messina (morto il 1641) riportando dall'Escuriale pochi squarci di Abulfeda e di Sceaboddino (Scehāb-ed-dīn-'Omari) voltati in latino, alla meglio o alla peggio, da Marco Dobelio Citeron, professore d'arabico in Spagna: i quali rimasero inediti; ma Agostino Inveges da Sciacca (1595-1677) tradusse in italiano la traduzione e infilzolla nei suoi Annali di Palermo(3). Giambattista Caruso da Polizzi, sopravvenuto quando la critica e la diplomatica davan pił salda base alle ricerche storiche, pubblicņ, nel 1720, primo tra i suoi importanti lavori, la Raccolta degli scrittori dell'epoca Saracenica in Sicilia: dove, alle memorie gią citate e ad altre di minor nota, aggiunse il testo arabico della cronica di Cambridge(4), procacciatogli con la versione latina da un dotto inglese: i fogli del qual testo si stamparono a Roma, mancando in Sicilia i caratteri e chi li sapesse leggere.
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