Per la numismatica, infine, è da eseguire in grande il lavoro principiato dal Mortillaro e da me sopra commendato. Cioè si debbono esaminare in Palermo le collezioni di monete e vetri dei Gesuiti, o della Università degli Studii, alla quale ne furono legate circa 300 dal Cavalier Poli; quella di Monsignor Airoldi, testè donata alla Biblioteca Comunale, e le altre di privati: si debbono estendere le ricerche a tutta l'isola; scevrare le monete false dalle vere; confrontarle coi cataloghi stampati dal Castiglioni a Milano, dallo Spinelli a Napoli; ed oltremonti, da Tychsen, Adler, Marsden, Moëller, Fraehn, Soret, ec.; ricercarne infine per tutte le grandi collezioni d'Europa, il che io ho fatto soltanto in quella di Parigi. Per necessità lascio dunque ad altre persone, o rimetto ad altro tempo, coteste ricerche, dalle quali la Storia non potrà cavar altro che qualche nome e qualche data svelati dalle monete e iscrizioni; qualche particolarità di diritto pubblico e qualche altro nome proprio e topografico forniti dai diplomi del duodecimo secolo; e qualche notizia artistica o filologica.
Da tal classe di materiali ho dovuto rigettare due notizie date dal Mortillaro. L'una risguarda Abi-Kanom (sic) ben Mohammed ben Osman segestano, autore del Kitabo-l-Nachli ossia Libro delle palme, MS. dell'anno 1004 dell'era cristiana, posseduto dal Monastero di San Martino presso Palermo(20). Tal titolo e nome van corretti Kitâb-el-Nahl wal-'Asl, (Trattato delle api e del miele) di Abu-Hâtim-Sahl-ibn-Mohammed del Segestân(21); chè di quella provincia di Persia si tratta e non di Segesta in Sicilia, distrutta molti secoli innanzi il conquisto musulmano.
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