Dopo la dominazione musulmana, ho toccato i fatti principali dei monarchi normanni di Sicilia e dei due primi di Casa Sveva; e l'ho scritto tanto più volentieri, quanto i testi arabi me ne davano ragguagli ignoti per l'addietro. Mi son fermato alla deportazione dei Musulmani di Sicilia in Puglia; parendomi opera insensata ad abbozzare le vicende della colonia di Lucera su i vaghi cenni dei cronisti, quando stan sepolte nei registri angioini di Napoli centinaia di documenti su quella colonia: chè moltissimi ne vidi io stesso il 1840 e n'usai parecchi nella Guerra del Vespro Siciliano. Se un giorno avverrà che l'Archivio di Napoli sia aperto liberamente agli eruditi, altri, con migliori auspicii che i miei, intraprenderà così fatto lavoro. Ho dato poi altr'ordine alle materie. I miei predecessori conduceano la cronica dal principio alla fine, e poi ripigliavano da capo a far la storia legislativa, religiosa, morale, letteraria, artistica ed economica. In luogo d'imitarli, meglio mi è parso di presentare i fatti, di qualunque classe, a misura che sviluppansi ed operano. Pertanto ho interrotto spesso la narrazione delle guerre e vicende politiche, per descrivere i fenomeni civili e intellettuali che n'erano a vicenda effetti e cagioni: in vece di percorrere l'una dopo l'altra tante linee di racconti, le ho troncato ad epoche, e disposto i tronchi parallelamente l'uno all'altro; amando a seguire, il più che potessi senza ingenerar confusione, l'ordine dei tempi, che mi par logico sopra ogni altro.
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