VII. Ibn-Sceddād ('Izz-ed-dīn-Abu-Mohammed-Abd-el-'Azīz-ibn-Sceddād-ibn-Temīm) della tribł berbera di Senhāgia e della regia schiatta dei Zirīti, visse nella seconda metą del XII secolo, poichč l'avol suo Temīm, regnava a Mehdia dal 1062 al 1107. Secondo la espressa testimonianza di Abulfeda(38), ei compilņ due istorie, di Kairewān, cioč, e di Sicilia. Di questa ultima troviamo squarci negli Annali d'Abulfeda, e perciņ anche nell'opera di Scehāb-ed-dīn-Omari(39). In fine, il Tigiani tolse da Ibn-Sceddād il racconto della espugnazione di Mehdia nel 1160, che quel cronista sapea da un testimonio oculare(40).
      Ibn-Sceddād, di cui adesso abbiamo precise notizie(41), č appunto l'Ascanagius del Caruso, l'Al-Sanhaj del Di Gregorio, ec.(42), come si trascriveva inesattamente il nome etnico di Es-Senhāgi col quale lo denotņ Abulfeda. Monsignor Airoldi, nella prefazione al Codice diplomatico dell'abate Vella, dič i suoi nomi nella forma in cui li trovava presso D'Herbelot; aggiugnendo, su la fede dello impostore Vella, che l'opera in diciotto volumi si serbasse nella Biblioteca di Fez(43).
      VIII. Ibn-Bescirūn (Othmān-ibn-Abd-er-Rahīm-ibn-abd-er-Rezzāk-ibn-Gia'far-ibn-Bescirūn-ibn-Scebib) della tribł arabica di Azd, detto Sikīlli e Mehdi, ossia Siciliano e da Mehdia (in Affrica), perchč nato forse in uno di cotesti paesi, non sappiamo quale, e passato a dimorare nell'altro, visse nella seconda metą del duodecimo secolo. Ei compilņ un Mokhtār fi-l-Nezm wa-l-Nethr li Afādhil Ahl el-'Asr (Scelta di poesie e prose dei pił illustri contemporanei), nel quale ricordņ molti Spagnuoli, Affricani e Siciliani.