Con aiuti sì fatti, ho potuto correggere alcune mende delle edizioni precedenti; e sopratutto metter da canto le correzioni che si eran fatte su le sgrammaticature dell'originale; per lo più scambii tra il caso retto e l'obbliquo; i quali errori trovandosi nella nostra Cronica e non già negli Annali d'Eutichio, copiati dalla medesima persona, si debbon riferire all'autor della Cronica.
L'autore, creduto dapprima Eutichio stesso, e poi Ascanagio o Senhagi del quale dissi di sopra, fu senza dubbio siciliano, e di linguaggio greco, come avvisò il Di Gregorio(54); o piuttosto il direi di schiatta latina. A quella dei dominatori non appartenea di certo. Ei segue l'era costantinopolitana, ch'era in uso appo i Cristiani di Sicilia; ma invece dello stile ampolloso e sforzato dei Bizantini, scrive con la rozza semplicità dei cronisti d'Italia e d'altre parti d'Occidente: sì che mi par proprio qualche liberto cristiano o qualche monaco di Palermo che pensasse latino o italiano, e dettasse, o forse traducesse, in quello arabico volgare ch'ei sapeva, per far cosa grata a qualche emir di Sicilia di casa kelbita. Il racconto corre dall'827 al 964, con le solite proporzioni dei cronisti; sottile cioè in cima e largo alla base; mere note cronologiche pei tempi lontani, e narrazioni più o men particolareggiate a misura che si avvicina l'età dell'autore. Pertanto mi par quasi certo che la Cronica di Cambridge fosse stata scritta verso la fine del X secolo: e la rimarrà sempre uno dei più preziosi documenti della Sicilia Musulmana.
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