Dopo quel turbine passeggiero, consumata la rovina dell'impero occidentale, Alarico, come ognun sa, morì a Cosenza quand'era in punto di assaltare la Sicilia (a. 410); ma Genserico osteggiò Palermo, prese Lilibeo (a. 440), e, sconfitti i suoi Vandali da Ricimero presso Girgenti (a. 456), dopo avere più tosto depredato che occupato l'isola, cedettela per trattato ad Odoacre (a. 476), ritenendo solo il Lilibeo come vedetta da custodire il suo novello reame di Affrica. Odoacre poi regnò su la Sicilia per quattordici anni; del quale ci resta il documento d'una concessione di terre presso Siracusa(120), e prova com'ei prendesse nell'isola quella che si chiamò la parte dei Barbari. Del resto gli Eruli non passaronvi mai; forse non vi mandarono che qualche picciol presidio: a tale debolezza era condotta la Sicilia! Così ancora, vinto Odoacre dagli Ostrogoti, la si diè quetamente a Teodorico; a persuasione di Cassiodoro, ed a condizione che le città e i campi fossero salvi dalla licenza dei vincitori, dei quali sol venisse nell'isola quel tanto che bastava a munir le fortezze principali. Teodorico, resse l'isola assai più umanamente che i suoi predecessori barbari e non barbari; ma non potè far che si dimenticasse l'origine sua, nè l'eresia ariana ond'era infetto: sì che un semplice romito di Lipari, alla morte del re affermò averlo veduto strascinare all'isoletta di Vulcano, scinto, scalzo, con le mani legate al dorso, ghermito dalle ombre invendicate di papa Giovanni e del patrizio Simmaco, che il precipitarono nel cratere ardente(121).
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