Le irruzioni degli stranieri infino a Totila nulla mutarono a questo ordine di cose; avendo l'isola con rurale docilità seguíto le sorti della terraferma, nella quale tutti i vincitori vennero a stanziare. Ma nel sesto secolo, il conquisto bizantino e il longobardo, accaduti con sì breve intervallo, scomposero que' legami. Il primo trasferì a Costantinopoli i negozii dipendenti dal governo, ch'erano molti, e importantissima tra quelli l'amministrazione dei poderi della Corona. Il secondo (a. 568-575) divise l'Italia in due parti, una dei vincitori, l'altra dell'impero bizantino; la quale si componea delle isole e di brani in terraferma frastagliati a caso come da tremuoto: la punta cioè della Penisola; alcune strisce di costiera qua e là sovr'ambo i mari; nel centro, Roma con varii pezzi di territorio infino all'Adriatico. Or la parte soggiogata dai nuovi Barbari si trovò naturalmente in guerra col governo bizantino; e più grave effetto era su l'animo d'ogni uom romano il terrore di quegli atrocissimi principii della dominazione longobarda; il macello dei maggiori cittadini, lo spogliamento delle facultà, la profanazione delle chiese, le persecuzioni e sovente il martirio degli ortodossi per man di quegli eretici ariani e dei loro ausiliari idolatri; gli ordini civili distrutti; gli abitatori degradati da ingiuriose leggi; la più parte fatti servi o poco manco. Pertanto ogni comunicazione si chiuse tra la Sicilia e le misere regioni stanza e preda dei Barbari. Al contrario mutaronsi poco o nulla i rapporti materiali della Sicilia coi paesi rimasti al nome bizantino, e i morali si strinsero ed accrebbero.
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