Più degno uso fece San Gregorio del credito che avea a corte di Costantinopoli, ricordando gli aggravii degli officiali dell'azienda imperiale in Sicilia, Sardegna e Corsica, la disperata condizione di quei popoli, e quanto errore fosse di esaurire le isole a furia di balzelli, sperando con quel danaro carico di maladizioni alimentar la guerra nella terraferma d'Italia. Infine la riforma nell'amministrazione del patrimonio papale in Sicilia va lodata di prudenza e umanità; poichè mirava ad accrescere la rendita levando a un tempo il biasimo di molestare ingiustamente i possessori vicini e di spolpare i proprii coloni. Noi ne discorreremo più partitamente trattando della condizione degli abitatori delle campagne, e diremo allora di uno errore di San Gregorio che qui vuolsi accennare. Il quale fu che, in contraddizione coi principii del cristianesimo e con le proprie azioni sue, mantenne in Sicilia la schiavitù, mentre combatteala in terraferma, e limitò la libera scelta nei matrimonii dei coloni(139).
Tale è la somma delle cose operate da San Gregorio in Sicilia, con ambito e benevolenza; e pur con grande avvantaggio dell'isola. Ei conseguì lo effetto di trarne il danaro e il grano che aiutarono a mantenere Roma. Conseguì parimenti una smisurata riputazione in Sicilia per sè stesso e per la Chiesa di Roma; la fondazione di grande numero di monasteri col danaro dei privati, stimolati dal suo esempio; e l'aumento della dottrina e splendore della Chiesa Siciliana. In fatti, nel corso del settimo secolo i monasteri di Sicilia rivaleggiarono con quei di Roma per ricchezza, numero di frati e onore degli studii; sopratutto del canto ch'era sì in voga dopo i tempi di San Gregorio, e, com'e' pare, anco della sacra letteratura greca che in Sicilia si potea coltivare meglio che a Roma.
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