Pertanto in quella età salivano al trono pontificale il pio Sant'Agatone (a. 678), il dotto e caritatevole San Leone II (a. 682), Conone (a. 686), Sergio (a. 687), e poi Stefano IV (768), dei quali Conone educato in Sicilia, e gli altri tutti siciliani. La Chiesa di Antiochia ebbe in quel torno due patriarchi siciliani: Teofane abate del monastero di Baya presso Siracusa (a. 681), e Costantino diacono della medesima città (a. 683)(140). Nè prima nè poi toccò alla Sicilia tanta partecipazione nei negozii della Chiesa universale. L'impulso di civiltà, chè tale era questo al certo nei bassi tempi, dato da San Gregorio, durò in Sicilia fino al tempo che l'isola, tolta alla giurisdizione del papa, ubbidì al patriarca di Costantinopoli. Ed allora il merito degli ecclesiastici siciliani si fe' strada nella nuova metropoli: onde troviamo Metodio siciliano salito a quella sede patriarcale; e Gregorio Asbesta vescovo di Siracusa, San Giuseppe Innografo e altri Siciliani, segnalarsi nelle aspre contenzioni religiose del nono secolo, sì come innanzi dirassi.
CAPITOLO III.
Mentre San Gregorio gittava le prime fondamenta della potenza temporale dei papi, un giovane pien di virtù meditava in Arabia su i principii d'una novella religione. La gente ond'ei nacque era in via d'uscire dalla barbarie. Aveva avuto, per vero, l'Arabia, in tempi remotissimi, un periodo di potenza e anco d'incivilimento. Questi s'erano sviluppati, a dispetto della natura, tra un clima ardente e un suolo penuriosissimo d'acque, sì che v'era impossibile ogni agricoltura, fuorchè in qualche lista di terreno; impossibile il soggiorno di grosse e raccolte popolazioni; negato alla più parte degli abitatori tutt'altra vita che la nomade.
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