E per tal modo è divenuto ormai impossibile di ristorare la tradizione di alcuni avvenimenti; e i nostri sforzi non arriveranno a trovarne altro che qualche cenno.
Ma quell'assalto di Sicilia, di cui testè dicevamo, è reso certo dai ricordi europei, cioè: i documenti contemporanei che leggonsi nel processo di papa Martino(163); un paragrafo della Cronografia di Teofane(164), scrittore dell'ottavo secolo; e uno ch'è tratto manifestamente dalle memorie della Chiesa Romana e portato nelle vite dei pontefici che van sotto il nome d'Anastasio Bibliotecario(165). Corretta la cronologia, il fatto compiutamente risponde alla tradizione musulmana che si raccoglie a brani dal Beladori, autore del nono secolo(166), e da due compilazioni più recenti(167); delle quali una assai particolareggiata si trova in un esemplare del falso Wâkidi; ma non ostante tal sospetta origine(168), quando se ne tolgano le manifeste finzioni del compilatore, contiene un ragguaglio genuino e compie i cenni di Teofane e d'Anastasio, e però la critica non vuol che si rigetti. In ultimo è indizio dell'impresa un nome topografico rimasto in Siria infino al duodecimo o al decimoterzo secolo, chiamandovisi Sicilia, o, secondo altri, Le Siciliane, una villa in campagna di Damasco; se pur non sono due luoghi diversi. Il nome è derivato al certo da donne siciliane portatevi in cattività e probabilmente da quelle che vennervi al tempo di Mo'âwia(169).
L'armamento musulmano mosse dall'estremo golfo orientale del Mediterraneo, forse da Tripoli di Siria, e certo egli è che non venisse dalle costiere d'Affrica donde i Musulmani s'eran ritratti tre anni innanzi.
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