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      Cotesti episodii, ignoti ai più antichi scrittori arabi, messi innanti da quei di tempi più bassi e accettati per necessità dagli storici europei, sono stati distrutti non è guari da un insigne orientalista(191). Ma piacemi di poter dare, in luogo di quelli, alcuni particolari, non pubblicati per anco, e autentici come io credo, ritraendosi da un discorso, che gli Arabi serbavano tra i lor modelli di eloquenza. Abd-Allah-ibn-Zobeir, che fu l'Ulisse di quella impresa, sopraccorso con rapidissimo viaggio a Medina, narrava la vittoria in pubblica concione, permettendolo il califfo: dicea che intimato agli Affricani l'islam o il tributo, e rifiutato l'un e l'altro, i Musulmani, temporeggiarono per due settimane in faccia all'esercito nemico: poi il capitano li esortò a combattere per la causa di Dio e guidolli alla battaglia; la quale aspramente si travagliò il primo giorno con molto sangue d'ambe le parti e avvantaggio di nessuna. "Venne la notte, proseguiva Abd-Allah, e i Musulmani a recitare il Corano, che s'udiva tra loro appena un susurro, come il ronzio delle api; i politeisti a sbevazzare e trastullarsi. La dimane, ripigliata la zuffa, Iddio ci fe' star saldi e ci accordò la vittoria, verso il tramonto del sole. Grandissimo è stato il bottino; la taglia pattuita sì grossa, che il quinto solo torna a cinquecentomila monete: ma forse n'avremo altri due tanti. E così io ho lasciato i Musulmani ricreati e sazii di preda, e son venuto nunzio al principe de' Credenti(192)." Il patto cui si allude era stato chiesto da' vinti, quando videro sparse le gualdane a battere il paese e struggere e rapire ogni cosa.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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