Così in breve tempo, dice l'autore del Baiân, si vide un mutar di chiese in moschee per tutta l'Affrica occidentale. La profession di fede era facile a fare; la partecipazione nel bottino si comprendea bene da' nuovi convertiti; le armi si tenean pronte a punire gli apostati. Musa le seppe rendere più possenti, ordinando un corpo di giannizzeri, come li diremmo dal nome che lor dettero i Turchi tanti secoli appresso; giovani robusti, e in gran parte di nobil sangue, ch'ei comperava da' suoi soldati, ai quali eran toccati nel partaggio del bottino; e li educava alle armi, alla religione, a cieca ubbidienza, per farne terribile strumento di dispotismo, e, se occorresse, d'usurpazione.
Nel vasto suo disegno Musa non tralasciò di usare lo ingegno e le arti delle popolazioni cristiane dell'Affrica propria. La mercè di quelle, rifabbricava di pietre e di marmi il Kairewân, che trovò di canne e d'argilla; e intendendo, dice un cronista, da' vecchi del paese le grandi imprese marittime di Cartagine, faceva costruire a Tunis cento navi e pria scavare il canale dell'arsenale, con intendimento manifesto di tenervi sicuri i legni musulmani dagli assalti dell'armata bizantina, e da' tradimenti degli abitatori cristiani, che eran tornati certamente a Cartagine e negli altri antichi porti. Quando il navilio fu in punto, vi unì gli avanzi d'un'armata d'Egitto che avea fatto naufragio su le costiere d'Affrica; bandì la guerra sacra in sul mare; chiamovvi i più nobili guerrieri arabi, dando voce di volerla capitanare in persona; e poi affidolla al proprio figliuolo Abdallah (704). Per tal modo cominciò l'infestagione del Mediterraneo occidentale: furon corse, oltre le isole Baleari, la Sicilia e la Sardegna, come si dirà a suo luogo.
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