Abbiamo da buone autorità che in coteste imprese del Mediterraneo e del continente d'Affrica fosser fatti trecentomila prigioni; incredibile cosa appo noi, e tal anco parve a corte del califo; ove capitata una lettera di Musa che dicea montare il quinto a trentamila, fu ridomandato se fossevi errore: "ed errore v'ha," replicò Musa, "ma è che il segretario ha scritto trenta in luogo di sessanta migliaia." Del rimanente la maraviglia cesserà ove si pensi che gli uomini eran forse il più lucroso bottino: gregge facile a prendere in tutti i tempi; se non che allora nol teneano in pastura, ma subito ne facean danaro rivendendolo, o co' riscatti(207).
Musa poi sguinzagliò i suoi Arabi e Berberi su la Spagna (711); vi sopraccorse ei medesimo, non ostante il peso degli anni, a rivaleggiare col proprio liberto Tarik: ed avea forse valicato i Pirenei, i suoi aveano al certo infestato la Linguadoca, ed egli parlando de' suoi smisurati disegni correva a compierli, quando lo raggiunse un messaggio del califo, afferrò il freno della mula ch'ei montava, e intimògli di voltar cammino e andare a scolparsi a Damasco. Lo accusavano di peculato. Solimano, ch'ei trovò sul trono quando giunse alla capitale, non fe' gran caso dei discorsi del conquistatore, che si vantava non essersi giammai, nel lungo corso di sua milizia, chiuso in castella, nè trinceato in campo; e parlando del valor dei soldati esaltava, sopra tutti gli Arabi, que' del Iemen; dicea i Bizantini lioni ne' lor castelli, aquile a cavallo e donne nelle navi; sagaci a spiar le occasioni in guerra, vilissimi dopo la rotta; i Berberi somiglianti molto agli Arabi per forza del corpo, impeto e ordine nel combattere, ma traditori sopra ogni altro popolo.
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