CAPITOLO VI.
Dalla lotta de' conquistatori contro gli indigeni volgendoci alle condizioni in cui vivessero i primi mentre occupavano a mano a mano il paese, ci si presenta una considerazione preliminare. I popoli che s'impadroniscono di territorii stranieri tengono necessariamente uno di questi tre modi: trasferimento popolare dei conquistatori, come quel de' Franchi, dei Longobardi e altri barbari che non lasciavano patria dietro le spalle; colonie, come quelle dei Greci nell'antichità e degli Inglesi in America, intraprese private che suppongono un popolo incivilito e avvezzo alla libertà; o finalmente occupazione militare a nome dello Stato, ch'è propria dei governi forti in su le armi. Di cotesti modi i due ultimi si veggono talvolta congiunti, ovvero adoperati alternativamente, da alcune nazioni che hanno in sè istituzioni miste, come i Romani che mandavano anche lor colonie in paesi occupati militarmente, e gli Inglesi ai quali veggiam tenere l'Indie con la violenza delle armi e altre provincie con le colonie.
Ma gli Arabi, vivendo in una società ove coesisteano la barbarie, la libertà e l'autocrazia, stanziarono nei paesi vinti in un modo composto; che cominciò con la occupazione militare a nome dello Stato; divenne trasferimento di intere tribù; e portò a un largo governo coloniale e indi alla emancipazione dalla madre patria. La emigrazione si fe' tanto più agevolmente, quanto que' popoli non usi a soggiorno durevole nè incatenati dalla proprietà territoriale, passavano da reame a reame con la stessa nomade alacrità con che ne' lor deserti avean mutato le tende da un pascolo all'altro.
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