Consigliollo anche a questo un suo fidato, che conoscea l'Affrica, non meno che la lealtà, il seguito e il valore d'Ibrahim-ibn-Aghlab.
Il quale, avuto il diploma del califo (800), diè opera a crear nuova forza su cui potesse fare assegnamento. Comperato un terreno a tre miglia da Kairewân per fabbricare una villa di diletto, v'innalza in vece un castello; circondalo di fossati; vi fa trasportar sottomano le armi e attrezzi che si teneano nel palagio degli emiri a Kairewân. Al tempo stesso blandisce il giund, ne prende cura particolare, ne sopporta anche la insolenza, trasceglie da quello un nodo di intimi partigiani; e da un'altra mano compera schiavi negri, dando voce di volerli adoperare ai servigii più grossolani, e sgravarne la nobil gente della milizia: e sì li avvezza alle armi; li instruisce in compagnie. Quando ogni cosa fu in punto, lasciato nottetempo il palagio di Kairewân (801), se n'andò coi famigliari, coi fidati del giund, è gli schiavi armati nella cittadella, cui pose il nome d'Abbâsia a onore della dinastia; ma poi la dissero El-Kasr-el-Kadim ossia il Castel-vecchio. E rinacquero le sedizioni; la prima delle quali mossa a Tunis da un dei notabili di schiatta arabica, per nome Hamdîs, che par sia stato progenitore del gran poeta siciliano del medesimo casato: ma Ibrahim ne venne sempre a capo, chiudendosi in cittadella quando soverchiavan le forze dei sollevati; e poi fidandosi nelle loro divisioni; fomentandole con danaro, e adoperando talvolta anco i Berberi.
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