Quella indole imperiosa, non dimenticando l'antica insolenza del giund, sdegnņ di accarezzarlo, o comperarlo, come avean fatto il padre e il fratello; volle essere ubbidito sol perch'ei comandava; e probabil mi sembra ch'anco offendesse il giund negli averi, disdicendo la nuova tassa di Abd-Allah. Agevole gli fu di spegnere una prima sollevazione di Ziād-ibn-Sahl-ibn-es-Sikillīa ovvero es-Sakalība, che significherebbe figliuol della Siciliana, ovvero della Slava (822). Ma surto in arme Amr-ibn-Mo'āwia della potente tribł di Kais, e costretto ad arrendersi, Ziādet-Allah, come l'ebbe in mano, non seppe moderar la vendetta. Pił savio di lui il giullare di corte, domandato quel dģ che nuove corressero, "Si dice che tu non uccida Amr," gli rispose; "perchč i Kaisiti farebberti pagar caro quel sangue." Ma egli, tanto pił invogliato, correa alla prigione; scannava di propria mano il ribelle con due figliuoli, e fatte porre le teste sopra uno scudo, le imbandģ sul desco ove si messe a bere coi cortigiani (823). Scoppiņ a tal atto di crudeltą l'ira delle milizie. Proruppero a sedizione in Tunis; si levarono per tutta l'Affrica, arrogandosi ognuno la signoria del distretto ove era alle stanze, e fecero capo dell'esercito un Arabo di illustre schiatta per nome Mansūr, detto Tonbodsi, dal nome d'un suo castello (824). Invano il despota avviava contro costui i mercenarii e il giund suo fidato, minacciando di mettere a morte chi voltasse le spalle nella battaglia. Rotti da Mansūr, passarono sotto le bandiere di lui per fuggire la vendetta del crudel signore: tutto il giund, e le milizie cittadine, e gli stuoli che accorreano in arme da ogni luogo(236), mossero sopra Kairewān; posero il campo fuor la cittą (agosto 825), sollecitando i terrazzani a seguirli; mentre Ziādet-Allah co' mercenarii e la famiglia s'era chiuso in cittadella.
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