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      Probabil è che Abu-Hafs, sbarcando in Creta, abbia dato alle fiamme parte de' legni rabberciati con poca spesa in Alessandria, e non atti a novella navigazione; e ciò porse argomento ai Bizantini a replicare nel conquisto di Creta il classico racconto dell'armata arsa da Agatocle, quando assalì Cartagine; a fingere che Apocapso, da lor chiamato Principe dei Credenti in Spagna, volendo sgravare il paese conducesse quella colonia in Creta, e cercasse di togliere ai suoi la speranza del ritorno; e drammaticamente fanno adirare i Musulmani alla vista dell'incendio per amor delle mogli e figliuoli che avean lasciato in Ispagna; e fanli racchetare da Apocapso con brevi parole: che ei lor darebbe in Creta donne più belle, dalle quali avrebbero quanta prole volessero. I cronisti bizantini, che ambivano d'intrecciar nella storia tante fronde di rettorica a modo greco e romano, ignoravano che disperata gente fossero i vincitori di Creta; ma ne sapeano bene alla prova il valore. Narrano pertanto molti fatti d'arme trascurati dai Musulmani nello scheletro de' loro annali. Narrano, come Abu-Hafs afforzava l'alloggiamento, che poi divenne città, e dalla voce arabica Khandak, che suona fosso, si chiamò Candia, e diè all'isola il nome che or porta. Dicono infine come Michele il Balbo, testè liberatosi dalla guerra civile di Costantinopoli, mandasse due eserciti al racquisto dell'isola, e fossero entrambi sconfitti. Dondechè, condotta una schiera di mercenarii a quaranta monete d'oro a capo, questa forte milizia, che i Greci chiamarono per invidia i Tessaracontarii, o diremmo noi Quarantini, fece miglior prova.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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