Molti Cristiani d'Affrica vi s'erano rifuggiti, giŕ il dicemmo, dalle armi musulmane, e, afforzatisi nell'isola, vissero sicuri finchč gli Arabi di quelle parti non ebber agio di pensare alle cose del mare. Ma verso il settecento dell'era volgare, Abd-el-Melik-ibn-Katân, venendo forse d'Egitto, andň a gastigare que' sudditi contumaci, come al certo li chiamavano i Musulmani; s'insignorě dell'isola, e ne spianň le fortezze. Mandavalo, al dire di Bekri, il califo Abd-el-Melik-ibn-Merwân(245): ed č evidente che questa fazione fosse il principio d'un gran disegno, attribuito da alcuni scrittori a Musa-ibn-Noseir.
Ed era di rinnalzare la potenza che la schiatta semitica avea fondato in quelle medesime regioni quindici secoli innanzi, la quale non avea ceduto che alla virtů di Roma. Narra un de' primi cronisti arabi che Musa, venuto a Cartagine, sentendo dir dai paesani berberi delle antiche imprese navali di quel popolo, si deliberasse a ritentare tal via(246); sě come poi occupata la Spagna gli lampeggiň alla mente di tornare in Oriente a traverso la terraferma di Europa; imitando e avanzando Annibale. Altri vuole che Hassân-ibn-No'mân, predecessore di Musa, avesse pensato giŕ prima alla guerra navale; sě che per comando o assentimento del califo s'era cominciato a sgomberare il canale tra il mare e la laguna di Tunis, per acconciar questa a porto da guerra e farvi un arsenale(247): e avean messo mano a tai lavori, o alla costruzione delle navi, artigiani copti chiamati a posta d'Egitto(248), indifferenti o forse lieti di lavorare ai danni de' lor antichi signori bizantini.
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