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      Per tal modo lo antagonismo nazionale tra Italiani e Greci, prese forza e sembianza d'antagonismo religioso, ch'è tra tutti violentissimo. Ma al Sacerdozio solo profittò; nocque all'Italia, ch'era scissa tuttavia tra due genti: latina e longobarda; e i Latini, per loro malanno e nostro, non vedean altra stella polare che il papa.
      La resistenza cominciò da Roma, ove il popolo non avea perduto nè la vigoría nè l'orgoglio; ma scarso, ozioso e povero, appena gli parea vero che un magistrato eletto da lui fosse riverito ancora in tanta parte del mondo, e ne cavasse un tributo, il frutto cioè dei patrimonii, con che il papa nutriva gli indigenti della città, manteneva una torma di officiali sacri e profani, ed accrescea lo splendore dei tempii che attiravano tanti stranieri. Per la gratitudine e interesse dei Romani, Costante avea durato fatica a compiere l'attentato sopra papa Martino. Parecchi anni appresso, il mero sospetto che un esarco venuto di Sicilia a Roma volesse offendere il papa, bastò per far levare a romore le milizie della città, e accorrere in arme quelle della Pentapoli e di Ravenna, che ai conforti del papa poi si ritrassero (702). Ma, sguainate le spade là dov'eran tante ire, non tardò a scorrere il sangue. Il patrizio Teodoro, passato anche di Sicilia con l'armata a Ravenna, fece a tradimento una efferata vendetta sopra que' cittadini; dond'essi confederaronsi coi Romani e con le città dell'esarcato (711); e côlto il destro che l'imperatore Filippico tentasse di ridestare la eresia monotelita, il senato e popol romano, con sembianze dell'antica magnanimità, decretavano disdirgli l'obbedienza, metter giù le effigie dello imperatore, e ricusar la moneta battuta a suo nome (712). Nondimeno, deposto Filippico, il movimento italiano sostò per la prudenza o debolezza degli altri imperatori, e per la dubbiezza dei papi che ripugnavano, come per istinto, a fondarsi in sul popolo.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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