La guerra si ruppe sotto specie di difendere la religione; e i papi fecer le viste di volersi rimanere a questo, e serbare l'obbedienza agli imperatori.
Ma tal finzione legale svanì dopo le prime vittorie della confederazione italiana. Perchè, assicurati da quelle, i papi presto dimenticarono e lo scopo della guerra, e che il Vangelo non concedesse ai sacerdoti altr'arme che il pastorale, nè altra dote che le limosine dei fedeli. Vollero le spoglie opime dei vinti; vollero, non che rendite e tesori, anco il principato: e il partaggio della preda si onestò col nome di donazione di molte città tolte ai Bizantini, che re Luitprando offerisse ai Santi Pietro e Paolo. Poi, pentitisi i principi longobardi di sì larghe concessioni, i successori degli Apostoli per mantenerle, lanciarono l'Italia in uno abbisso: impotenti con le armi, dettero principio a quella torta politica che da indi in poi non hanno mai più smesso. Chiamarono i Franchi ortodossi contro gli ortodossi Longobardi; li aizzarono tuttavia a spogliare i Bizantini che desisteano dall'eresia; sciorinarono tra le tenebre dell'ottavo secolo la falsa donazione di Costantino, per ottener più liberali le donazioni di Pipino e di Carlomagno; confusero ad arte con la signoria politica il dritto di proprietà di qualche podere; e tristo quel paese ove si contasse San Pietro tra i benestanti; che il papa stendeavi la mano a nome del principe degli apostoli. Così San Pietro divenne re di belle e buone provincie d'Italia; le quali, scorciate di qua, estese di là, disputategli dalle tre possanze che si sono avvicendate poscia in Europa, dai baroni, dai monarchi e dal popolo, lacere, frementi, insanguinate, ei tiene ancora.
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