Adriano volea dal re le altre città pretese nell'Italia di mezzo, e gli aiuti di gente; offriagli in contraccambio l'alta signoria delle provincie meridionali, da occuparsi a nome e per dominio utile della sede di Roma.
E perchè Carlo, involto in tante altre guerre, non potè o non volle, Adriano cominciò a far da sè solo, adoperando quelle armi che seppe accozzare, e le lingue e gli orecchi dei vescovi di Napoli e di Gaeta. Sotto pretesto di ricuperare certi poderi di San Pietro nel territorio di Napoli, confiscati tanti anni addietro dagli imperatori, occupò nel settecento ottantasette Terracina: sì invogliato d'andar oltre, che non volle ascoltare proposizioni di tregua; ch'ei ritenesse cioè Terracina e accettasse quindici statichi napoletani, finchè non si richiedessero i comandi del patrizio di Sicilia su lo affare dei patrimonii. Alla ricusa del papa, i Napoletani erano costretti a respingere la forza con la forza. Sopraccorso a Gaeta il patrizio di Sicilia, le genti di lui, accozzate coi Napoletani, ripigliavano Terracina. E perchè la spada sacerdotale, sguainata così per la prima volta in Cristianità, minacciava da presso il Ducato di Benevento e i dominii bizantini in Italia, i minacciati s'intesero più volentieri fra loro. Adelchi odorando la guerra saltava pronto in que' luoghi. Messaggi andavano e venivano ogni dì tra Arigiso duca di Benevento, il patrizio di Sicilia e i Napoletani; e il papa seppe, o disse di sapere, che armavano a furia per mare e per terra per andarlo a pigliare entro Roma.
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