Adelchi vi si trovò; e mossero sopra lo Stato di Benevento. Scontraronsi con le genti longobarde di Benevento e di Spoleto, capitanate dai due duchi, Grimoaldo e Ildebrando; e i Greci furono rotti con molta strage, e tra gli altri il sacellario fatto prigione e poi ucciso(281). Adelchi ebbe peggior sorte che di restar morto in campo, com'altri ha detto(282). Sopravvivuto alla sconfitta, vide dileguare le ultime speranze di sua schiatta che sventuratamente si fondavano sugli stranieri. Pure quella battaglia, se non ristorò il reame longobardo, mantenne i Ducati a dispetto di papa Adriano, per la gratitudine e fidanza di Carlo verso Grimoaldo e Ildebrando. A capo di pochi anni venne fatto al papa di lanciar di nuovo i Franchi verso il mezzogiorno; ma la fortuna non li aiutò: Adriano morì indi a poco, e Carlomagno si trovò men disposto che mai a continuare lo aggrandimento del dominio papale.
I patrizii di Sicilia in questo mezzo si esercitarono nei maneggi diplomatici a corte di Carlomagno, con migliore fortuna che non avessero testè fatto nella guerra. Andava a Carlo in Aquisgrana un Teoctisto, legato di Niceta, patrizio di Sicilia (797); e, non guari dopo (799), un Daniele mandato a lui da Michele successore di Niceta(283): la causa delle quali missioni si ignora; ma ci apporremmo al vero supponendo che s'intendesse a distogliere il re da alcuno assalto sopra i dominii greci in Italia, suggerito per avventura da Leone Terzo. Certo egli è che, dell'ottocento, ito Carlomagno a Roma per cingersi la corona imperiale, si parlò di una impresa, non che sull'Italia meridionale, ma sopra la stessa Sicilia, sede delle forze che manteneano ancora quelle provincie nella devozione dei Bizantini.
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