Il qual congegno di corruzioni, ch'è servito poi di modello a tutti i despoti dell'Europa da Teodorico infino ai giorni nostri, non bastando a resistere all'impeto dei liberi popoli settentrionali, nè poi degli Arabi, e sendo ormai l'Impero scorciato e aperto d'ogni dove agli assalti, convenne riformare alla meglio le divisioni territoriali, e rinforzare l'autorità dei governatori. Smesse perciò le suddivisioni amministrative in prefetture, diocesi e provincie, che furon già convenienti al mondo romano, il principato bizantino, verso l'ottavo secolo, modestamente si scompartì in ventinove temi, come li dissero con voce nuova: divisione militare che si confuse con la civile, affidandosi entrambi i poteri a unica mano. La Sicilia, la quale ai tempi di Costantino si noverava tra le diciassette provincie d'una delle tre diocesi soggette al Prefetto del Pretorio, diè nome adesso a un tema, in cui andaron comprese anco la Calabria, la città di Napoli e costiera(342). Il governatore dell'isola, che dopo Costantino avea avuto titolo di Correttore e talvolta di Consolare, poi sotto i Goti di Conte di Siracusa, ripigliò ai tempi di Giustiniano l'antica denominazione di Pretore, e infine fu detto Stratego, novello nome militare, e chiamossi patrizio, quando ei d'altronde avea tal dignità(343).
Il fatto statistico che sovrasta a ogni altro, e che spiega dassè solo tutta la povera storia della Sicilia bizantina, è la qualità delle forze militari raccolte nell'isola. Nella decadenza di quel tempo gli eserciti ogni dì più che l'altro diveniano bande di mercenarii.
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