Così avvenne che pagandosi malvolentieri dal papa le tasse su i patrimonii di Calabria e di Sicilia, gli fu presa anco la famiglia di que' poderi, e data in pegno ai soldati, dice il cronista(345), cioè conceduto loro l'usufrutto degli schiavi, che poi il crudele Giustiniano Secondo rilasciò gratuitamente al papa (686-7).
Il numero dei beneficii militari tanto andò crescendo, che nei principii del decimo secolo la più parte dell'esercito era mantenuta in tal guisa. I capitani intanto s'erano dati ad alienar le terre; a frodare lo Stato, facendo comparir nelle file paltonieri condotti a poco prezzo, in vece d'uomini usi alle armi: donde qual maraviglia, sclamava l'imperatore Costantino Porfirogenito vietando ansiosamente così fatte magagne, qual maraviglia se la repubblica così tosto è ita a precipizio(346)? Ma la viltà dei soldati non sembra il solo inconveniente del beneficio bizantino: forma di amministrazione militare scompagnata da un ordinamento sociale che le desse alcuna virtù, come avvenne nei feudi germanici e nei giund arabici. Il beneficio bizantino mutava i guerrieri dell'Impero in famigliari temporanei dei capitani; cioè peggio che vassalli feudali o socii di tribù; non contrappeso al dispotismo, ma pessimo strumento da fare e disfare despoti; non milizie capaci di abituarsi ad alcuna carità verso le provincie ove stanziavano, ma stranieri sempre rinnovati e disposti ad opprimerle con fresca ingordigia. In fine, la debolezza di tal genía di mercenarii costrinse gli imperatori a condurre con grossi stipendii schiere di veri soldati di ventura, che almeno sapessero menar le mani.
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