Pagina (250/677)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Sola eccezione tra la corrotta milizia fu il navilio, come affidato a quella classe della popolazione greca e italica, cui l'aspra vita del mare non avea lasciato agio a guastarsi. Mercè cotesta buona schiatta il navilio bizantino mantenne infino al duodecimo secolo la disciplina; avvantaggiossi sopra le altre genti per la pratica del navigare e il maneggio degli ordegni di guerra; rinnovò spesso gli esempii dell'antica virtù, e ne lasciò eredi le repubbliche italiane del Tirreno e dell'Adriatico, e la monarchia di Sicilia. Componendosi l'armata bizantina di due parti, imperiale, cioè, e provinciale, la virtù di quest'ultima fu rinforzata dalla carità del municipio, ch'era ormai la sola patria. Indi ebbero tanto valore fin dall'ottavo secolo il navilio di Venezia e quel di Napoli, città quasi independenti; e par che anco si segnalasse nelle fazioni di cui abbiamo ricordo il navilio siciliano, ancorchè spesso confuso dai cronisti con quello dell'Impero(347).
      Or divenuta la Sicilia, infin dal settimo secolo, come baluardo occidentale dell'Impero e fortezza avanzata oltre la frontiera in mezzo a due potenti nemici, i principi bizantini necessariamente vi posero grosso presidio della milizia che abbiamo descritto, e necessariamente dettero larga autorità militare, civile e anco politica al capitano supremo del presidio, o vogliam chiamarlo stratego dell'isola. E perchè coteste armi straniere soverchiavano la sola forza propria del paese, ch'era il navilio provinciale, il popol siciliano non partecipò alle vicende che succedeano nella sua terra, altrimenti che come spettatore o vittima: fece plauso, maledisse, pianse, e non si mosse.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





Tirreno Adriatico Sicilia Venezia Napoli Impero Sicilia Impero