La prepotente massa della soldatesca fu cagione altresì che il movimento scoppiato contro gli imperatori iconoclasti nell'Italia di mezzo non si comunicasse alla Sicilia; ancorchè i popoli quivi non meno tenacemente aderissero alle dottrine di Roma, e al culto delle immagini. Anzi nei principii dell'ottavo secolo, prima che s'intendesse parlare degli Iconoclasti, s'era suscitato in Sicilia un nuovo bollore di zelo religioso, che movea dai monasteri comunicanti col clero dell'Italia centrale, e che scoppiò in Catania per provocazioni locali; forse invidia contro gli Ebrei, quivi ricchi e potenti(351). Levò grido in quest'incontro (725) il vescovo della città, San Leone da Ravenna, detto il Taumaturgo pei molti miracoli che gli si apposero; e tra gli altri d'avere arso vivo un miscredente, tenendol fitto sul rogo con le proprie braccia, senza pur abbronzarsi le vestimenta. Dell'auto-da-fè, sventuratamente, non può dubitarsi; poichè San Giuseppe Innografo, che visse nel corso di quel secolo, ne lodava a suo modo il Taumaturgo. Oltre la tradizione dell'Innografo, se ne serbò un'altra, che con l'andare dei tempi s'accrebbe di novelle puerili, ma pur vi si scoprono le radici del mito; cioè un'ultima distruzione di monumenti dell'antichità pagana, e la persecuzione di qualche valentuomo che si allontanasse dalle superstizioni comuni: Eliodoro, come si chiamò quella vittima, nobile uomo, candidato una volta alla sede vescovile, poi molesto nemico di San Leone, e fattosi per ambizione discepolo degli Ebrei, negromante e fabbro di idoli(352). Dopo il conquisto normanno, i frati di Catania lavoraron tanto su quelle fole, che si trovò infine una fattura del mago, un elefante di lava, ch'oggi adorna la piazza della cattedrale: e il popolo puntualmente lo chiama col nome un po' guasto di Diotro(353). L'elefante d'Eliodoro fin dai principii del decimottavo secolo regge su la schiena un monumento più prezioso, dissepolto dalle rovine de' tremuoti, un picciol obelisco di granito, ottagono, inciso a caratteri geroglifici, recato al certo d'Egitto sotto la dominazione romana; il quale, con emblemi tanto sospetti, non so come campasse dalle mani di San Leone.
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