E costei, alla sua volta, rassodatasi nella usurpazione, mandava nell'isola, il figliuolo no, che le parve più sicuro partito di accecarlo e tenerlo prigione nel palagio, ma i cortigiani più intinti nella pratica(365). Non guari dopo (793). erano sbalzati in Sicilia, come dicemmo, da mille pretoriani, scritto pria loro in fronte a caratteri indelebili "Armeno ribelle(366)." È notevole che narrando questi casi il cronista Teofane ricordi la Sicilia come l'estrema provincia, o diremmo noi, la Siberia dell'Impero. E a tale in vero era condotta; se non che il sole, la fertilità del terreno e la postura in mezzo il Mediterraneo, non si poteano confiscare dai despoti. Sopravvivea con ciò tra quella gente greca e latina dell'isola alcuno effetto di civiltà: avanzi di industrie e commerci, com'abbiam detto; studii ecclesiastici, di che anche s'è fatta menzione; pittura, che vedremo esercitata da soli chierici verso la fine del nono secolo; architettura(367); e infine le materiali delicatezze della vita, che non mancano nei tempi di decadenza. Ma gli studii, ristretti al clero regolare e secolare, non servian che di ausiliarii alla superstizione; la morale insegnata dal clero, traviante lungi assai dai semplici dettami del Vangelo e intento ai proprii interessi e ghiribizzi teologici, turbava le coscienze senza correggere i costumi nè pubblici nè privati; il sentimento della dignità umana, che solo può mantenere i buoni costumi, era soffocato necessariamente in un popolo il cui intelletto gemea tra i ceppi dei frati e dello imperatore, e il corpo sotto la sferza dell'imperatore e dei soldati.
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