In una parola, la Sicilia era divenuta dentro e fuori bizantina; ammorbata dalla tisi d'un impero in decadenza; sì che, contemplando le misere condizioni sue, non può rincrescerci il conquisto musulmano che la scosse e rinnovò.
CAPITOLO X.
Nell'ultimo secolo della dominazione bizantina in Sicilia, furono notevoli le pratiche diplomatiche dei governatori dell'isola coi principi aglabiti. S'era parlato di tregua tra la Sicilia e l'Affrica fin dal cominciamento della eresia iconoclastica; quando Leone Isaurico volea le mani libere a reprimere i popoli dell'isola, e operare da quella su la terraferma. Stipulato un patto, com'e' pare, il settecentoventotto; i Musulmani non tardarono a infrangerlo(368) per usare le difficoltà nelle quali si travagliava il governo bizantino; tanto che pensarono di soggiogare la Sicilia, come s'è detto. I forti armamenti poi dell'isola e le divisioni dei Musulmani d'Affrica, valsero più che i trattati a mantenere la pace; finchè, surto Ibrahim-ibn-Aghlab con quei suoi intendimenti di ordine pubblico, tornò al partito degli accordi scritti, pei quali meglio si favoriva il commercio, e con quello l'azienda dello stato, assicurando le persone dei mercatanti che d'Affrica andassero a soggiornare in Sicilia o al contrario. Pertanto, dell'ottocentocinque, Ibrahim fermava tregua per dieci anni con Costantino patrizio di Sicilia. Ma nè anco questa si mantenne; perocchè, succeduti varii movimenti contro Ibrahim e in particolare a Tunis e a Tripoli, e sendo soggetta l'Affrica occidentale alla dinastia degli Edrisiti, independente dai califi e dai governatori di casa d'Aghlab, e però non legata dai patti internazionali loro(369), avvenne che dalla costiera uscissero navi musulmane addosso ai Cristiani delle isole.
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